Papa Francesco ci aiuta a vivere questo 9 maggio con un senso dell’attuale che usa le radici per ispirare il domani
di Paolo Masina
Il 9 maggio è la Festa dell’Europa ma non a tutti è noto perché è stata scelta questa data per solennizzare la nascita dell’Unione Europea. In quel giorno del 1950 Robert Schumann, Ministro degli Esteri francese, firmò una dichiarazione con la quale si assunse la responsabilità politica di tendere la mano all’ex-nemico tedesco, proponendo di mettere in comune la produzione delle materie prime della guerra, carbone e acciaio, creando la scintilla per la nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA).![Il Papa in Ungheria (aprile 2023) [Vatican Media/SIR] Il Papa in Ungheria (aprile 2023) [Vatican Media/SIR]](https://www.agensir.it/wp-content/uploads/2023/04/SIM8633-755x491.jpeg)
Il Papa in Ungheria (aprile 2023) [Vatican Media/SIR
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Il Papa in Ungheria (aprile 2023) [Vatican Media/SIR
Con tale dichiarazione, «l’Europa, stremata dal secondo conflitto mondiale, prendeva risolutamente la via comunitaria, pegno di prosperità, di sicurezza e di pace», afferma lo stesso Schuman, che nel 2021 è stato dichiarato Venerabile dalla Chiesa cattolica. Due i pilastri sui quali, secondo lui, si regge l’Europa: le comuni radici cristiane e la solidarietà.
Questo richiamo alle origini è fondante perché aiuta ad avere sempre presente da dove si è partiti e come. Lo ha ricordato anche Papa Francesco, durante il suo recente viaggio a Budapest e in particolare nel primo discorso, rivolto alle autorità istituzionali e al corpo diplomatico: “[v]orrei tornare sulla fondazione di Budapest, che quest’anno si celebra solennemente. Essa avvenne infatti 150 anni fa, nel 1873, dall’unione di tre città: Buda Óbuda a ovest del Danubio con Pest, situata sulla riva opposta. La nascita di questa grande capitale nel cuore del continente richiama il cammino unitario intrapreso dall’Europa, nella quale l’Ungheria trova il proprio alveo vitale. Nel dopoguerra l’Europa ha rappresentato, insieme alle Nazioni Unite, la grande speranza, nel comune obiettivo che un più stretto legame fra le Nazioni prevenisse ulteriori conflitti. Purtroppo, non è stato così. Nel mondo in cui viviamo, tuttavia, la passione per la politica comunitaria e per la multilateralità sembra un bel ricordo del passato: pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra. […] A livello internazionale pare persino che la politica abbia come effetto quello di infiammare gli animi anziché di risolvere i problemi, dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico. Ma la pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti: attente alle persone, ai poveri e al domani; non solo al potere, ai guadagni e alle opportunità del presente”.
Citare Schuman nei momenti celebrativi dell’Unione europea è frequente, ma di rado è così efficace come nel caso di un altro passaggio del discorso di Budapest: «Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche», in quanto – parole memorabili! – «la pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano» (Dichiarazione Schuman, 9 maggio 1950). In questa fase storica i pericoli sono tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace?”. Questa è la domanda su cui si gioca il destino dei popoli d’Europa, dentro e fuori dai suoi confini.Papa Francesco cita anche l’avvincente figura di Santo Stefano, Santo dell’Ungheria e quindi anche dell’Europa.
Questo 9 maggio, quindi, sia la giornata per un rinnovato impegno affinché l’Europa ritrovi la sua via, la sua anima, che sole possono non solo salvarla ma metterla al centro della politica internazionale e crocevia per la pace e lo sviluppo dei popoli.
La COMECE in udienza dal Santo Padre per il rinnovo della presidenza, che ora è affidata al delegato italiano Mons. Mariano Crociata, ha ricevuto dal pontefice un mandato in due parole. Un nostro commento

23/03/2023 - Udienza del Santo Padre alla COMECE
Al termine del mandato quinquennale come presidente della COMECE, al card. Hollerich succede ora il delegato italiano Mons. Mariano Crociata (1953), già Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana e ora Vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno. Il suo primo incontro con la stampa si è soffermato inevitabilmente sull’urgenza di ripristinare la pace dentro e fuori l’Europa, perché
[...] l’unità e la solidarietà sono necessarie più che mai. Dovrebbero guidarci attraverso le numerose transizioni che le nostre società si trovano ad affrontare. Mi riferisco in particolare alla necessità di una ripresa giusta e sostenibile dalle conseguenze della pandemia, facendo in modo di non lasciare indietro nessuno, così come di rinnovare la vocazione dell’Unione Europea ad essere una fonte di sviluppo e una promessa di pace per il nostro amato continente e per il mondo (fonte)
Poche ore dopo l’elezione a Presidente della COMECE, Mons. Crociata ha accompagnato tutta la delegazione all’udienza con il Santo Padre, che ha sottolineato in 2 parole chiave la missione della Chiesa in Europa: unità e pace.
L’unità non è da intende come omologazione, ma secondo il motto stesso dell’UE che recita “Unità nella diversità”. Il Papa usa l’immagine degli affluenti di un fiume. Il corso d’acqua è la somma dei suoi affluenti e al contempo è qualcosa che li trascende e trasforma, ma nemmeno può prescindere dalla diversità dei suoi affluenti, perché se questi non portano la propria ricchezza e identità il fiume stesso si prosciuga.
La pace, infine, è da intendere come un obiettivo tanto complicato quando irrinunciabile. Papa Francesco è molto chiaro:
[...] I Paesi dell’Unione Europea sono coinvolti in molteplici alleanze, interessi, strategie, una serie di forze che è difficile far convergere in un unico progetto. . Tuttavia, un principio dovrebbe essere condiviso da tutti con chiarezza e determinazione: la guerra non può e non deve più essere considerata come una soluzione dei conflitti (cfr Enc. Fratelli tutti, 258). Se i Paesi dell’Europa di oggi non condividono questo principio etico-politico, allora vuol dire che si sono allontanati dal sogno originario. Se invece lo condividono, devono impegnarsi ad attuarlo, con tutta la fatica e la complessità che la situazione storica richiede. Perché «la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità» (ibid., 261). [...] (fonte)
Infine, il Santo Padre ha indicato in forma lapidaria e densa il compito dei cristiani in Europa oggi:
Perciò il primo compito della Chiesa in questo campo è quello di formare persone che, leggendo i segni dei tempi, sappiano interpretare il progetto Europa nella storia di oggi. (idem)
Noi di Cooperazione Cristiana Per l’Europa rivolgiamo questo impegno formativo principalmente agli studenti e ai giovani, perché a loro non possiamo nascondere per ignoranza o tacere per finto pudore la preziosità delle radici cristiane dell’Europa, senza le quali i nostri popoli rinunciano alla fonte della loro speranza. E i giovani, quando si offre loro la verità, non deludono mai.
Giovani delle ACLI di Bologna offrono alla cittadinanza un’occasione preziosa per riflettere su quale Europa vogliono i giovani per il futuro. Per progettare il domani occorre conoscere da dove si viene, per trarre luce per il domani. Il nostro Francesco Masina lo spiegherà martedì 20 settembre alle 18 al Baraccano
La seconda tappa del percorso bolognese dedicato al futuro dell’Europa, nell’Anno europeo dei Giovani, ci coinvolge direttamente. Martedì 20 settembre 2022 dalle 18 un panel prezioso e variegato racconterà le molte sfaccettature dell’Europa sognata dai giovani. Giovani che assistono oggi con sconcerto alla pace interrotta in Europa dopo quasi un secolo dall’ultimo conflitto, al quale bisogna riconoscere l’eccezione balcanica degli anni Novanta. Il futuro comincia oggi ma nasce ieri, perché essere giovani non deve portare a pensare che il mondo inizi con sé, ma conoscere la storia e l’evoluzione dell’Europa di oggi, perché la storia è maestra di vita. E una volta acquisito il passato, aprirsi con matura intraprendenza al futuro. Perché, come dice la Regina di Cuori ad Alice nel Paese delle meraviglie: “È davvero una povera memoria quella che funziona solo all’indietro”.
A Strasburgo il Parlamento europeo ha votato a maggioranza (364 sì, 154 no, 37 astensioni) una risoluzione che punta a scongiurare un orientamento più favorevole alla tutela della maternità e della vita da parte della Suprema Corte degli Stati Uniti d’America. Un deragliamento pericoloso.
La maggioranza dei deputati al Parlamento europeo ha ritenuto legittimo approvare una Risoluzione – testo di natura politica sull’attualità – che invita l’organismo che amministra la giustizia al livello massimo in un consesso di Stati indipendenti (dall’UE) e pienamente sovrani, per scoraggiare i giudici americani dal rivedere la legislazione sull’aborto a maggior tutela del nascituro.
Non si tratta solo di un’ingerenza che a ruoli invertiti sarebbe certo tollerata a fatica, ma anche dell’ennesima occasione per propugnare un inesistente diritto umano all’eliminazione del nascituro e a dare battaglia all’obiezione di coscienza.
La notizia purtroppo non meraviglia chi segue l’attualità europea, che ci mostra un volto di Europa segnato dalle logiche di morte anziché in prima linea a proteggere e valorizzare il diritto umano fondativo per eccellenza, il diritto alla VITA e al sostegno della maternità – anche nelle situazioni più dolorose e quindi che esigono maggiore delicatezza e rispetto. Pieno sostegno, quindi agli amici di Alleanza Cattolica e al Segretario Generale della COMECE, che hanno prontamente espresso preoccupazione e ribadito la necessità di tutelare la maternità e l’obiezione di coscienza.
L’impegno per diffondere la grandezza della civiltà europea assume da oggi un valore ancora più stringente. Noi ci siamo!
L’incontro del 29 marzo (articolo qui) ci ha permesso di farci conoscere e incontrare una trentina di giovani chiamati a raccolta da Giovani delle Acli di Bologna a riflettere sul futuro dell’Europa e farsi parte attiva elaborando proposte concrete: cittadinanza attiva a 12 stelle.
La nostra associazione non poteva mancare in un momento in cui i giovani della nostra città natale, Bologna, si raccoglievano attorno ad un tavolo a descrivere l’Europa che hanno nel cuore. Lontani da un mero giovanilismo, siamo convinti anzi che i giovani non siano solo il futuro, ma già il presente della società, con le contraddizioni e gli slanci propri di un cuore che ha la vita davanti.
Abbiamo raccontato cosa significa per noi radici cristiane dell’Europa e tratteggiato i caratteri principali dei Santi Patroni, cioè figure che la Chiesa ha indicato come specifici modelli e intercessori per l’uomo e la donna europei.
L’incontro è stata l’occasione per spiegare che la Chiesa è “madre e maestra” avendo a cuore la vita e il destino dell’Uomo come missione affidatale da Cristo stesso, “sorgente di speranza per l’Europa”. Questi virgolettati sono due passaggi di Magistero – vi invitiamo a scoprire googlando qual è la fonte! – e sono un assaggio del patrimonio inesplorato del magistero europeista degli ultimi Pontefici.
Grazie, amici delle Acli! E alla prossima occasione