Accogliendo Papa Francesco in visita ufficiale al Quirinale, il Presidente Napolitano ha usato parole illuminate sulla natura cristiana dell’Europa

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra Papa Francesco
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra Papa Francesco Di Quirinale.it, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=129042272

Nel contesto di una visita di Stato dai connotati tipici dello “stile Bergoglio”, il Capo dello Stato si è intrattenuto più a lungo del previsto (i protocollari 30 minuti di colloquio privato) con il Santo Padre, che gli ha restituito la visita avvenuta in Vaticano lo scorso 8 giugno.

I temi che i due Capi di Stato hanno affrontato nei discorsi ufficiali, alla presenza delle rispettive delegazioni e di una significativa rappresentanza del popolo italiano, hanno coperto molti punti-chiave dell’attualità, fra cui la crisi antropologica che in Italia e altrove si esprime nei tratti «dell’egoismo, dell’insensibilità sociale, del più spregiudicato culto del proprio tornaconto personale» (Discorso del Presidente Napolitano). Il Presidente non ha mancato di indicare una via di uscita che egli ha definito “fondamentale”.

Per reagire ovunque a simili fenomeni di regressione e far valere parametri ideali e morali irrinunciabili, resta fondamentale, vorrei sottolinearlo, il ruolo dell’Europa, in quanto si fonda – storicamente e nelle sue odierne istituzioni comuni – su quei valori di rispetto della dignità umana, di tolleranza, giustizia, solidarietà, che portano il segno del retaggio cristiano.

Questo riferimento all’Europa non è casuale nel linguaggio di Napolitano, che durante il primo mandato di Presidente della Repubblica ha restituito un afflato europeista alla politica italiana, sull’onda dell’europeismo del suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi. Ciò che invece non suona dovuto, ma sincero, è il delicato e arguto modo di riferirsi all’anima cristiana dell’Europa. I citati valori – la dignità umana, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà – sono certamente valori umani, non specificamente cristiani o generalmente religiosi.

Di conseguenza, sostenere che l’Europa possiede radici cristiane non significa attribuire una valenza religiosa anche a valori “laici”, bensì riconoscere che la cultura cristiana ha consentito a questi valori di permeare più profondamente la civiltà europea e ad essi ne ha aggiunti altri laddove l’ispirazione umana non poteva arrivare. A mio modesto avviso, il concetto rivoluzionario di PERDONO, alla base della riconciliazione franco-tedesca che ha permesso l’avvio dell’integrazione europea, è un esempio calzante. Esso è intriso di spirito divino più che di umano. Per un cristiano il perdono è conseguenza dell’iniziativa primordiale della misericordia di Dio Padre: essendo perdonato e amato per primo, il cristiano è in grado di restituire il dono ricevuto offrendolo ai fratelli. Difficilmente tale motivazione trova origine nel semplice – ma indubbiamente preziosissimo – buonsenso.

Tornando sulle parole di Napolitano, “portano il segno” lascia un campo aperto al dialogo, dialogo che se punta a scoprire la verità delle cose si trasforma da sterile esercizio di convivenza a espressione del valore pieno della persona.

In ogni caso, non è opportuno polemizzare sull’ispirazione dei valori europei. In realtà, ciò che non deve mancare nel «dialogo, dialogo, dialogo» (Parole del Presidente Napolitano, citando Papa Francesco) è l’onesta intellettuale e la sincera ricerca della verità. Prima che il significato stesso della verità venga messo al bando.

Francesco Masina

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