Dai lavori della Convenzione europea dei Giovani a cui sto partecipando su invito dei Giovani federalisti italiani, emerge un atteggiamento diffuso di difesa e contrattacco quando si introducono nel dibattito elementi come l’eredità religiosa di una comunità (quella europea) o la responsabilità degli europei nei confronti del resto del mondo.

Nel primo caso, il dibattito non riesce nemmeno a partire, fermato da una levata di scudi per la laicità dello Stato, come se fosse minacciata o in discussione (chi fu, pure, a dire “Date a Cesare…”?); nel secondo caso, la delicatezza del tema impone una scelta dei termini molto oculata, ma è evidente che nessuno immagina un imperialismo culturale, politico o economico dell’Unione: rimane vero anche che l’Europa non è un’isola e nel suo rapporto con il mondo deve sapere come porsi, decidendo se far prevalere i propri valori monetari o quelli esistenziali (ad esempio nell’orientare la politica estera e le relazioni commerciali).
San Giovanni Paolo II e Papa Francesco hanno incoraggiato l’Europa a NON AVERE PAURA, una paura che oggi tocco con mano.

Aiutare i nostri concittadini a farlo è la missione dei discepoli di Cristo in Europa, oggi e domani.